L'opera edita per la prima volta nel 1554 e per l'ultima nel 1891, è considerata il capolavoro del Firenzuola. Come in Esopo, in Fedro, nel Roman de Renard, gli animali, che sono vive incarnazioni di virtù e vizi umani, restano al difficile limite tra il reale e l'astratto. Le avventure di questi animali lasciano ben trasparire storie molto umane, espressioni non tanto della cultura particolare di un popolo, quanto dell'essere umano.